L’andamento è chiaro: nell’immediato futuro i contenuti video saranno sempre più presenti online, fino ad arrivare a una percentuale maggiore rispetto ai contenuti testuali.
Video e storytelling
La scrittura non basta più. Deve essere associata a contenuti visivi accattivanti. Lo “storytelling” usato, ad esempio, da IBM e Coca Cola ha prodotto risultati molto soddisfacenti e ha fatto un po’ da apripista anche per player minori. Si tratta di creare brevi storie in video, quasi come dei corti cinematografici, dove il prodotto è uno (ma non il solo) degli elementi della storia. In alcuni casi, lo storytelling è “a puntate”, ovvero la storia non si esaurisce con un solo video, ma si completa nel corso di diversi episodi.
Tecnologia ed esperienza multimediale
Diffusione capillare di smartphone e utilizzo dei social network da parte di quasi tutte le fasce d’età della popolazione funge da amplificatore a questo tipo di contenuti, che spesso sono commentati o condivisi direttamente dagli utenti sui loro profili.
I social network si sono “attrezzati” per coadiuvare al meglio queste tecniche di marketing con strumenti come l’auto player (che riproduce il video senza bisogno di azioni da parte dell’utente), oppure di sezioni dedicate alla visione di contenuti audiovisivi, che sono parte integrante di piattaforme come Facebook.
Suscitare e trasmettere emozioni
Da sempre, questa è la chiave per arrivare dritti al “cuore” e al cervello del consumatore. Il bisogno (effettivo o suscitato) di un prodotto si traduce in un’emozione profonda.
Pensiamo, ad esempio, alle vincenti campagne della Apple, dove il dispositivo cellulare o il tablet sono solo un’estensione di un momento di condivisione intimo e familiare.
L’ironia è il marchio di fabbrica della recente campagna de Il Sole 24 Ore, mentre per i grandi marchi dell’alta moda, la suggestione è superiore a qualsiasi descrizione dell’eventuale capo di abbigliamento. Il prodotto diventa così totalmente concettuale.